Felice Dafond - Candidato Elezioni Federali

Felice Dafond

Ticino2020 non risolverà molto? Riduttivo e ingeneroso

«Dire che il progetto di riforma Ticino 2020 non risolverà molto è un giudizio riduttivo e un po’ ingeneroso». In primo luogo è un primo passo nella direzione tanto auspicata di riconoscere al Comune il suo ruolo istituzionale. E ancora: «Con Michele Foletti, Andrea Pellegrinelli e il sottoscritto abbiamo fatto parte del gruppo strategico, assieme ai consiglieri di Stato Vitta, Gobbi e De Rosa, che ha concretizzato questo progetto». Insomma, non tarda ad arrivare la replica del presidente dell’Associazione comuni ticinesi e sindaco di Minusio Felice Dafond all’intervista concessa a ‘laRegione’ dal sindaco di Lugano. Intervista con la quale Foletti ha pacatamente cannoneggiato su ‘Ticino 2020’, affermando testualmente che TI2020 “non risolverà molto. Avrà il merito di fare chiarezza e trasparenza nei rapporti fra gli enti pubblici, ma non risolverà il problema dei Comuni paganti, che temo non verrà mai risolto”. Perché? Perché, Lugano in testa, “i Comuni paganti sono talmente pochi che non avranno mai i numeri necessari in Gran Consiglio per cambiare il sistema”. Quello della perequazione intercomunale.
 
E Dafond, da noi raggiunto, con conciliante determinazione non ci sta. «Ticino 2020 è un progetto molto importante, per gli importi e anche per la ridefinizione di flussi e competenze tra Cantone e Comuni – premette il presidente dell’Act –. Ricordo a Foletti, ma non solo, che questo progetto è stato ostaggio per molto tempo dell’autorità cantonale, la quale ci aveva detto che prima doveva essere finanziariamente neutro per il cittadino poi, in corso di progetto, ci ha detto che doveva essere neutro anche nei rapporti tra Comuni e Cantone: senza oneri in più per il Cantone». Ecco, «questo ha complicato non poco il lavoro». Che però resta «pur non essendo l’Uovo di Colombo un progetto di riforma che ha un punto fondamentale». Ed è proprio «la riforma della perequazione cantonale».
 
Una riforma dovuta, «perché la situazione attuale è insoddisfacente», continua Dafond. Oggi «abbiamo una compensazione verticale tra Cantone e Comuni, poi una compensazione orizzontale tra Comuni e Comuni ma questi sistemi non sono trasparenti e con questi sistemi non si capisce bene. Si sa cosa, se e quanto si paga, ma non se è corretto o meno».
 
Ebbene, l’ultimo capitolo della riforma ‘Ticino2020’ che per Foletti “non risolverà molto”, per Dafond è invece importante: «È quello del nuovo sistema di perequazione finanziaria tra Comuni. Con questa novità avremo un progetto trasparente. D’un lato si tratta di assicurare a tutti i Comuni le risorse fiscali necessarie per svolgere i compiti minimi; di fondare i calcoli dell’importo da ridistribuire sui gettiti delle imposte; di adottare un indice del potenziale fiscale (basato sulle risorse pro-capite) quale criterio discriminante tra i Comuni paganti e quelli beneficiari; disporre di formule di prelievo e ridistribuzione che assicurino il rispetto della graduatoria calcolata sulle risorse pro-capite prima e dopo l’effetto della perequazione e che risultino il più possibile neutre in caso di aggregazioni comunali; di eliminare la perequazione indiretta; di eliminare il moltiplicare politico d’imposta quale fattore di calcolo per il prelievo e la distribuzione dei contributi perequativi; di eliminare la fascia neutra e il concetto di ripresa». Così, per Dafond, «si assicurano a tutti i Comuni le risorse fiscali necessarie per svolgere i compiti minimi»
 
Foletti cita le case anziani, con Lugano che ha il costo di cura giornaliero più basso ma versa 34 milioni per finanziare strutture che hanno costi di gestione anche doppi. Dafond su questo punto, con compostezza, ma ribatte: «In una situazione ingarbugliata coem quella attuale dove sono comprese tutte le case per anziani private e pubbliche, i servizi di aiuto domiciliare privati e pubblici, compresi gli infermieri si crano dei costi importanti. Questi costi, dedotto quanto pagano gli utenti, dedotto il contributo (plafonato)  delle casse malati è assunto dai Comuni nella misura dell’80% e del Cantone del 20%». E Dafond è caustico: «Siedo da molti anni in municipio, e nei municipi si dice spesso che sono spese obbligate, per le quali non si può fare niente… invece no!». Nel senso che spetta ai Comuni condividere con il Cantone la governance di questo settore e quindi ottimizzare i costi. Con ‘Ticino2020’ «abbiamo proposto un’organizzazione tale da coinvolgere i Comuni nella gestione, permettendo loro di organizzarsi in un comprensorio e quindi di occuparsi dei costi. Vero, come dice Foletti, che Lugano e Bellinzona con le aggregazioni si sono messe parzialmente in rete, ma lo stesso lavoro va fatto nei comprensori con tutti i municipi e gli attori, parlandosi e cercando le migliori soluzioni». « dimenticare che lattuale sistema di ridistribuzioni del disavanzo di questi servizi fra Comuni è iniquo». 
«Certo le città, rispetto alle regioni periferiche, producono la maggior quota di prodotto interno lordo, ma usufruiscono nel contempo di riparti fiscali di gettito e del gettito delle sedi delle società che producono ricchezza per tutto il nostro Cantone e offrono lavoro. Per l’effetto poi della concentrazione abitativa esse possono creare spazi interessanti per il cittadino e non solo per il lavoro ma anche per abitarvi».